Natale del Signore – Messa del Giorno 2014

25-12-2014
Natale del Signore – Messa del giorno, 2014
 
Fratelli carissimi, oggi la liturgia ci invita ad andare fino a Betlemme “senza indugio” e a “piedi nudi”. Grande è il fascino esercitato dai “vangeli dell’infanzia” proclamati nella Messa vespertina nella vigilia, in quella della notte di Natale e dell’aurora: sono vere e proprie sintesi di cristologia, rappresentano cioè lo sforzo della Chiesa delle origini di disegnare, sulla base di antiche memorie custodite e meditate dalla Vergine Maria (cf. Lc 2,19), un ritratto non tanto di Gesù bambino, ma del Cristo in tutta la sua pienezza pasquale, partendo proprio dalla sua nascita. In Matteo la guida per abbozzare questo ritratto è rappresentata soprattutto dalle citazioni dell’Antico Testamento che punteggiano ogni scena. Luca, tracciando il profilo del Battista, ha come scopo quello di presentare in primo piano la fisionomia di Gesù Cristo, il Verbo di Dio, messa in piena luce dall’evangelista Giovanni nel Prologo.
Nei racconti dell’infanzia gli eventi che segnano gli inizi della vita di Gesù sono caratterizzati dalla gioia. Quando l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che sarà Madre del Salvatore la saluta dicendo: “Rallegrati!” (Lc 1,28). Alla nascita di Gesù, l’Angelo del Signore dice ai pastori: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). E i Magi che cercavano il bambino, “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Mt 2,10). Il motivo di questa gioia è la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!” (Fil 4,4-5). La Chiesa, contemplando l’ineffabile mistero di Betlemme, esclama con san Leone Magno: “L’inaccessibile volle essere raggiungibile, Lui che esiste prima del tempo cominciò ad essere nel tempo, il Signore dell’universo, velando la grandezza della sua maestà, prese la natura di servo” (Sermone 2 sul Natale, 2.1).
Fratelli carissimi, il Natale è gioia perché Dio si è abbassato fino all’uomo, si è reso così vicino a noi da farsi vedere e toccare. Natale è, per così dire, la linea d’orizzonte in cui cielo e terra si uniscono, tempo ed eternità s’incontrano! “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). In queste parole, che non finiscono mai di meravigliarci, c’è tutto il Cristianesimo! Dio si è fatto mortale, fragile come noi, ha condiviso la nostra condizione umana, eccetto il peccato, ma ha preso su di sé i nostri, come se fossero propri. È entrato nella nostra storia, è diventato pienamente “Dio-con-noi”! Nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio c’è anche un aspetto legato alla libertà umana. Infatti, il Verbo di Dio pianta la sua tenda tra noi, peccatori e bisognosi di misericordia. Tutti dovremmo affrettarci a ricevere la grazia che Egli ci offre; invece, lamenta il vangelo di san Giovanni, “i suoi non lo hanno accolto” (v. 11).
Il brano tratto dalla Lettera di san Paolo Apostolo a Tito, proclamato nella Messa della notte di Natale, inizia solennemente con la parola “apparuit” (2,11), che ritorna poi di nuovo anche nella Messa dell’aurora: apparuit: “È apparsa la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (3,4). Nei tempi antichi Dio stesso aveva parlato in diversi modi agli uomini (cf. Eb 1,1), ma ora Egli è apparso, è uscito dalla luce inaccessibile in cui dimorava, manifestando la sua bontà e il suo amore per gli uomini. Bontà e amore sono i “lineamenti” del “volto” di Dio, che “per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo”.
Dinanzi a così grande mistero è necessario chinarsi in silenzio, come suggerisce la liturgia. Forse anche per questa ragione chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme deve chinarsi; il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso cui gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato: è rimasta soltanto un’apertura di un metro e mezzo. L’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. “Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò – osservava Benedetto XVI – si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione illuminata. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato”.
Fratelli carissimi, “andiamo fino a Betlemme” (Lc 1,15) “in silenzio, nella gioia, a piedi nudi”: chiniamoci, anzi, pieghiamo le ginocchia per contemplare il “segno” della disarmante semplicità di “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 1,12). La semplicità è il vessillo della “rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Rm 16,25). Gesù bambino è il “mistero avvolto in fasce della tenerezza di Dio”: è il “segno” che svela il “sogno” di Dio, il suo disegno universale di salvezza. “A Betlemme, come il chicco di frumento caduto nella terra, Gesù germina e cresce; maturerà a Nazareth, nel calore della sua obbedienza al Padre; sarà mietuto nel mistero della sua passione per diventare Pane incorruttibile e immortale attraverso il fuoco del Calvario” (S. Pier Giuliano Eymard).
“Il mistero della nascita di Gesù a Betlemme, avvenuto storicamente più di duemila anni or sono, si attua, come evento spirituale, nell’oggi della Liturgia. Il Verbo, che ha trovato dimora nel grembo verginale di Maria, nella celebrazione del Natale – avverte Papa Francesco – viene a bussare nuovamente al cuore di ogni cristiano: passa e bussa”. Che trovi posto nell’alloggio dei nostri cuori!
+ Gualtiero Sigismondi