Editoriale del Vescovo per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

13-05-2018
Foligno, 13 maggio 2018
 
Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
 
            La storia della salvezza è una storia di comunicazione. Dio è in dialogo costante con il suo popolo: la sua Parola, al principio di tutto, “dice” le cose portandole all’essere; la sua Parola definitiva, il Verbo, è il “perfetto Comunicatore”. La Chiesa, che ha il compito di annunciare la parola di Dio, non può rinunciare ad abitare la grande piazza dei media. La cultura digitale con le sue mediazioni tecnologiche, che hanno avviato un cambiamento radicale analogo alla rivoluzione operata dall’avvento della stampa, chiede alla Chiesa una “conversione mediatica” non per occupare spazi, ma per non ridurre il messaggio cristiano alla sfera privata.
 
Questo cammino di rinnovamento, autentico “segno dei tempi”, chiama in causa anche la nostra Chiesa particolare che, mediante la “Fondazione San Domenico da Foligno” presieduta da mons. Luigi Filippucci, intende sollecitare la Gazzetta di Foligno, Radio Gente Umbra e il Sito diocesano a esplorare l’ambiente digitale, avendo ben chiaro, da una parte, che “la velocità dell’informazione supera di gran lunga la capacità di riflessione e di giudizio”, e, dall’altra, che i mezzi della comunicazione sociale sono luoghi di assoluta importanza per intrecciare in maniera così stretta, da essere inestricabile, il Vangelo e la vita.
 
I media diocesani possono offrire potenzialità enormi per contribuire alla cultura dell’incontro, a condizione che si allenino a camminare insieme e con le proprie gambe. La frequentazione della buona notizia è, per così dire, la linea editoriale a cui legare il servizio della comunicazione, favorendo il dibattito e il confronto all’interno del mondo cattolico e il dialogo con la società tutta, senza mai venir meno a una chiara identità. I media hanno una grande importanza per una Chiesa “in uscita” votata all’ascolto, attenta a dare voce a quelle realtà su cui non sono puntati i riflettori. I media cattolici tradizionali, come pure le forme di presenza comunicativa della Chiesa nel Web e nei social media, chiedono di confrontarsi con alcuni interrogativi.
– Cosa significa comunicare, cercando di essere più chiari e più accessibili?
– Quali scelte, organizzative e tecniche, si rendono necessarie e indilazionabili?
– A quali condizioni la comunicazione della Chiesa può essere veramente missionaria?
 
La sinergia, l’integrazione e la gestione unitaria dei mezzi diocesani della comunicazione sociale hanno lo scopo di assicurare una presenza qualificata della Chiesa nella società, capace di informare e di formare. “Il miglior antidoto contro le falsità – avverte Papa Francesco – non sono le strategie, ma le persone: persone che, libere dalla bramosia, sono pronte all’ascolto e attraverso la fatica di un dialogo sincero lasciano emergere le verità; persone che, attratte dal bene, si responsabilizzano nell’uso del linguaggio”. “Ci sono poche professioni – osserva Papa Francesco – che hanno tanta influenza sulla società come quella del giornalismo. Il giornalista riveste un ruolo di grande importanza e al tempo stesso di grande responsabilità. In qualche modo i giornalisti scrivono la prima bozza della storia, costruendo l’agenda delle notizie e introducendo le persone all’interpretazione degli eventi. I tempi cambiano e cambia anche il modo di fare il giornalista. Sia la carta stampata sia la televisione perdono rilevanza rispetto ai nuovi media del mondo digitale – specialmente fra i giovani – ma i giornalisti, quando hanno professionalità, rimangono una colonna portante, un elemento fondamentale per la vitalità di una società libera e pluralista”.
 
“I giornalisti – sottolineava Paolo VI – sono i professionisti della parola, sono gli esperti, gli artisti, i profeti della parola. Il giornalista è maestro e guida del suo lettore; la sua funzione si colloca fra la verità e la pubblica opinione. La responsabilità dei giornalisti di fronte alla società è grande, ma lo è anche di fronte alla stessa coscienza e davanti a Colui di cui essa è la risonanza, più o meno forte, nell’intimo di ciascuno”.
 
+ Gualtiero Sigismondi