A Sant’Eraclio l’oratorio ai tempi del COVID-19

Prossimità e responsabilità. Sono queste le parole chiave che hanno caratterizzato l’esperienza dell’oratorio di Sant’Eraclio ai tempi del Coronavirus. Un’esperienza, quella dell’oratorio estivo, oramai ultra decennale per la parrocchia della frazione folignate, che quest’anno si è dovuta misurare con un ostacolo in più, quello della pandemia. Una prova superata comunque a pieni voti. Le otto settimane estive di socializzazione e divertimento hanno messo in risalto l’ottimo lavoro compiuto dai responsabili, insieme agli educatori e agli animatori. Importante il confronto con i giovani, ma anche con i loro genitori e con tutti gli “attori” del territorio. “L’oratorio è fatto per una prossimità verso il territorio.

“Educatori e ragazzi hanno captato questo concetto, così come quello della responsabilità – spiega don Luigi Filippucci, motore della parrocchia di Sant’Eraclio -. Responsabilità non ha significato solamente stare attenti, ma prevenire e allo stesso salvaguardare ogni persona, per non essere sopraffatti non tanto dal virus, ma dalla solitudine”. Solitudine e distacco che troppo spesso portano verso percorsi “oscuri”, come potrebbe essere quello legato alla droga: “Dobbiamo distruggere la solitudine, che è data dalla mancanza di relazioni – specifica don Luigi -, salvaguardando il senso della felicità e della gioia: nessuno deve essere solo, perché come ci ha insegnato Cristo, ‘Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla consumazione di questo mondo’”.

Anche sotto il profilo delle misure contagio, tutto è andato per il verso giusto. Il rischio è stato azzerato dall’impegno dei responsabili e dal senso del dovere degli stessi ragazzi e genitori. Positiva anche l’esperienza di dividere i gruppi in “isole” di lavoro e divertimento, che ha portato a delle relazioni “de visu” anche con gli abitanti e i residenti del territorio. Per dire grazie a responsabili, educatori e animatori, la parrocchia di Sant’Eraclio negli scorsi giorni ha organizzato con loro un momento di incontro e riflessione, per tracciare il bilancio dell’esperienza appena conclusa.

“L’esperienza di quest’anno è il risultato di quanto portato avanti negli ultimi 15 anni – spiega Marta Rossi, tra i responsabili -. Abbiamo visto una forte crescita da parte degli animatori e degli educatori che sono maturati nel corso del tempo: tutti ci siamo messi alla prova, capendo il vero significato del lavoro d’equipe. Abbiamo portato otto settimane di gioia, realizzando un’esperienza formativa sia per noi che per partecipanti”.

Nel corso dell’incontro, tante le testimonianze ed i racconti. C’è ad esempio la storia Walid Kandli, che porterà la formazione nell’oratorio all’interno della tesi universitaria. “Negli scorsi anni l’organizzazione passava soprattutto per i responsabili – racconta Walid – ed invece quest’anno anche noi educatori ci siamo sentiti maggiormente responsabili dei gruppi, interfacciandoci anche con i genitori. Dopo il lockdown di marzo, siamo stati i primi formatori che i ragazzi hanno visto e per noi è stata una grande responsabilità”. C’è poi la testimonianza di un papà, che ha raccontato come sua figlia, terminato il lockdown, uscendo di casa ha abbracciato un ragazzino, suo vicino di casa, che non conosceva personalmente: “E’ la dimostrazione – afferma il papà – che i bambini hanno bisogno di stare insieme ed avere un contatto. Questo oratorio serve al territorio, perché è un’opportunità unica e sana”. Opportunità utile anche alla crescita di tutto il territorio, come sottolineato da un altro dei responsabili, Francesco Sfregola. “Abbiamo portato vitalità sul territorio. E’ un aspetto che è stato molto apprezzato dall’esterno. La parrocchia è una realtà – spiega Sfregola – che fa qualcosa per il territorio, portando sviluppo e vitalità per scansare le negatività. Anche la scuola potrebbe prendere esempio dal nostro modello, con tutte le componenti in gioco che devono impegnarsi per dare il proprio contributo”. “Mi colpisce – commenta invece un altro degli intervenuti, il signor Luigi – la vostra passione. Di solito, al termine di un’esperienza di volontariato, c’è sempre il rischio di essere un po’ stanchi. Ed invece il vostro entusiasmo dimostra che siete già pronti per ricominciare”.

A raccontare la loro esperienza sono stati, durante il momento di condivisione e riflessione, anche altri genitori ed educatori. Tutti hanno posto l’accento sull’importanza della riscoperta del territorio, grazie anche all’“oratorio arcipelago” che ha diviso i bambini in gruppi lungo le varie frazioni attorno Sant’Eraclio. Ma l’oratorio ai tempi del Coronavirus, oltre a responsabilizzare educatori e animatori, ha accresciuto anche il senso del dovere dei più piccoli rispetto all’uso della mascherina o al rispetto delle varie regole: “Era mia figlia – racconta una mamma – che mi riprendeva se mi dimenticavo a casa il foglio dell’autocertificazione”. “Ero sicura che don Luigi avrebbe raggiunto l’obiettivo, ma non pensavo ad un risultato così eccezionale – sottolinea Piera Ottaviani, tra le responsabili -. Vedere cento bambini muoversi per il territorio è stato bellissimo, soprattutto perché l’oratorio è un momento non solo di gioco, ma anche di conoscenza e relazione. Dalle situazioni di crisi abbiamo potuto vedere che può nascere sempre qualcosa di positivo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Emili, che ha gentilmente ospitato gli intervenuti, organizzando un momento conviviale tra brace accesa e carne arrosto per chiudere in bellezza l’esperienza dell’oratorio estivo. “L’uomo ha sempre bisogno di socialità e va colta tutta la positività di questo virus – spiega Stefano -. Non siamo passati inosservati ed ora il territorio di Sant’Eraclio dovrà per forza misurarsi con questa esperienza positiva. L’oratorio è un punto di riferimento in quello che purtroppo è attualmente il deserto di Sant’Eraclio: ci siamo fatti vedere, ma dobbiamo farlo ancora di più”. E allora è proprio il caso di dirlo. Il titolo e gli obiettivi che hanno accompagnato questa esperienza sono stati pienamente centrati: “Socialità, amicizia, responsabilità, prossimità e custodia”. Dal 22 giugno al 21 agosto l’essere “Aperto per ferie” dell’oratorio di Sant’Eraclio lo ha reso un punto di riferimento. E, “fino a quando c’è un punto di riferimento – conclude don Luigi – c’è speranza e sicurezza nel futuro”.

Fabio Luccioli / RGUnotizie