Il vizio capitale dell’invidia

La Quaresima è il momento favorevole per entrare nel “travaglio” della conversione. Quest’atteggiamento di cambiamento, ha sottolineato ieri Mons. Gualtiero Sigismondi nella catechesi per la Quaresima, deve essere evidenziato anche da alcuni segni o buone opere come la preghiera, il digiuno, l’elemosina. In questo tempo, in particolar modo, dobbiamo soffermarci con quelli che vengono definiti vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia. Vizi, inclinazioni che distruggerebbero l’anima umana, contrapponendosi alle virtù, che invece ne promuovono la crescita. Mons. Sigismondi ha riflettuto sul vizio dell’invidia, un vero e proprio tarlo, che come la gramigna attecchisce nel nostro cuore. L’invidia, insieme alla gelosia, formano una miscela esplosiva che possono arrestare il cuore. L’invidia è figlia della frustrazione e di un senso di impossibilità a realizzarsi che si riflette in un odio distruttivo verso l’altro. L’invidia si trasforma perciò in un sentimento di rabbia nei confronti della felicità altrui.  L’invidia, “la più screditata delle passioni” come ha sottolineato Mons. Sigismondi, porta all’eccessivo amore di sé a scapito dell’amore fraterno e dell’amore per Dio, creando così una grande possibilità per l’azione del male.