L’alta marea natalizia

L’ALTA MAREA NATALIZIA
 
            Il riferimento all’alta marea sarebbe più consono per le festività pasquali, e tuttavia sembra essere particolarmente adatto per descrivere quello che accade a Natale; una solennità a cui vengono attribuiti significati sempre più bizzarri, dimenticando l’essenziale: ‘il Verbo si è fatto carne’.
            A Natale c’è l’alta marea nelle strade per la lunga coda di autoveicoli, diretti in marcia verso i centri commerciali, che si configurano come templi edificati sulle sabbie mobili del consumismo. C’è l’alta marea nei negozi, affollati di clienti alla ricerca di regali piuttosto che di doni; la differenza tra gli uni e gli altri sta nel fatto che mentre un dono ha solo il biglietto di andata, un regalo presuppone sempre un biglietto di andata e ritorno. A Natale l’alta marea rompe gli argini di molte tavole, stracolme di ‘cibi succulenti e di vini raffinati’, che soddisfano tanto la gola quanto il colesterolo. C’è l’alta marea nei ristoranti, e persino nei menù, che non sanno più distinguere il primo piatto dal secondo, perché di primi e di secondi piatti c’è n’è sempre più di uno. A Natale c’è l’alta marea degli auguri, tutti accomunati dalla salita dicitura: ‘fervidi e cordiali’; talora saranno pure fraterni, ma sempre troppo convenzionali!
            L’alta marea natalizia raggiunge persino le chiese, prese d’assalto da chi vi entra dopo una lunga assenza, presentando il biglietto da visita della distrazione, piuttosto che il visto d’ingresso dell’attrazione. Chi varca la soglia di una chiesa solo a Natale, magari dopo una lunga latitanza, è simile alle onde del mare, che giungono a riva da chissà quali abissi. E tuttavia il Signore è disceso nell’abisso del tempo e, proprio per questo, non teme di entrare nell’abisso del cuore umano, nutrendo la speranza di potervi riposare, come in una mangiatoia.
            C’è l’alta marea a Natale di alberi di abete, sfavillanti di luci, che fanno ombra ai presepi – più o meno viventi! ‘, che, in compenso, pullulano di personaggi. Accanto a quale di essi vogliamo raccoglierci, in orante silenzio, in questo Natale? Come Vescovo desidero avvicinarmi all’asino e al bue, che, nella notte gelida ma luminosa di Betlemme, con il loro alito hanno riscaldato il Signore, facendogli compagnia. Sebbene i Vangeli dell’infanzia non parlino della loro presenza, l’iconografia non li ha mai ignorati, forse per rendere omaggio a quella umile bestia da soma di cui il Signore si è servito per il suo ingresso pasquale a Gerusalemme, allietato dalle acclamazioni dei Pueri ebreorum, suggestiva eco del Gloria in excelsis Deo.
            Nell’augurare ai Folignati un Natale davvero santo e un Anno nuovo veramente felice, suggerisco a tutti, nell’allestire il presepe, di lasciare uno spazio vuoto, possibilmente accanto all’asino. È senza dubbio una posizione scomoda, ma tra le più felici, che consente a Gesù Bambino di essere riscaldato dal battito del nostro cuore, il cui movimento sistolico e diastolico è simile alle onde del mare, che giungono a riva da chissà quali abissi.
 
 
+ Gualtiero Sigismondi