Esequie di Andrea Turrioni

28-03-2016
Esequie di Andrea Turrioni – Ss. Nome di Gesù, 28 marzo 2016
 
Fratelli carissimi, con il balsamo della nostra preghiera di suffragio e di conforto, ci disponiamo a compiere, come le donne al sepolcro di Gesù, l’opera di misericordia corporale della sepoltura di Andrea. Il Signore, che dispone i tempi del nascere e del morire, ci ha convocati per compiere questo pietoso ufficio della sepoltura nel giorno in cui ricorre il 10° anniversario dalla morte della Mamma di Andrea, Dina. Questa coincidenza è una carezza della divina Provvidenza. È una gesto di tenerezza della divina Misericordia anche il fatto che celebriamo questo rito esequiale nell’ottava di Pasqua, il lunedì dell’Angelo: l’Angelo, oggi, è Andrea!
Papa Francesco, nell’omelia della Veglia pasquale, ha ricordato che “l’annuncio gioioso della Pasqua – “Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto” (cf. Mt 28,5-6) – ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno (cf. Ap 21,4). Il Signore, che ha patito l’abbandono dei suoi discepoli, il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende partecipi della sua vita immortale. Oggi è il giorno fulgido di questa vittoria, perché Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l’immortalità (cf. 2Tim 1,10)”.
In quello straordinario giorno dopo il sabato l’annuncio pasquale recato dalle donne è parso agli Undici come un vaneggiamento (cf. Lc 24,11). Anche la liturgia, con il lessico della sua esultanza, sembra vaneggiare. Nell’Annuncio pasquale ci fa esclamare: “Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!”. Nella Sequenza pasquale pone sulle nostre labbra questo grido di meraviglia: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. Nella liturgia esequiale la lex orandi ci invita a intonare l’Alleluia pasquale: non importa se con un nodo alla gola e con le lacrime agli occhi. La fede della Chiesa ci assicura che il sepolcro di Gesù è la tomba della morte. 
Se il primo annuncio della gioia pasquale è sembrato agli Undici come un vaneggiamento, l’eco dell’Alleluia pasquale ha provocato un forte stordimento nei capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo. Essi, che con la complicità di Giuda Iscariota hanno comprato il Signore “per trenta monete d’argento” (cf. Mt 26,14-16), “con una buona somma di denaro” tentano invano di corrompere le guardie, poste a custodia del sepolcro, nel tentativo disperato di diffondere la diceria, divulgata fino ad oggi fra i Giudei, del trafugamento del corpo di Gesù (cf. Mt 28,11-15). 
Fratelli carissimi, la fede della Chiesa ci assicura che “le tenebre dell’antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce”. “Mors ero mors tua”: ammaestrati da questo grido di fede non stanchiamoci di annunciare che la morte, sfacciata, a Pasqua ha perso la faccia: il diritto di dire l’ultima parola! E tuttavia dobbiamo riconoscere che fino a quando la morte non ci passa vicino non si sente l’assoluto bisogno della fede nella Risurrezione, della sfrontata certezza cristiana della fede pasquale, che uno dei prefazi del Messale Romano traduce in questi termini: “In Cristo, nostro Salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura”. 
Il dolore della morte toglie il respiro ma non la speranza! Carissimo prof. Attilio, la morte di Andrea toglie il respiro ma non la speranza! A Lei che, insieme a Rubina e a tutti i Familiari, ha custodito suo Figlio come un “gioiello prezioso”, voglio confidare un pensiero che mi ha accompagnato nel Triduo pasquale. Se a Natale il canto del Gloria, intonato dagli angeli, è risuonato nei cieli aperti e ha riempito di gioia la terra, a Pasqua l’Exultet, che ha svegliato Adamo dal sonno della morte, ha scosso le viscere della terra e ha inondato di luce il mondo intero. La Risurrezione di Cristo è una inondazione di luce: la luce serena della vita immortale! 
Fratelli carissimi, oso immaginare, con l’audacia della fantasia della gioia pasquale, che sulla soglia della “Porta santa” del Paradiso la Mamma di Andrea abbia avuto il permesso speciale di corrergli incontro. Ora entrambi “riposano nella speranza” (cf. At 2,26), benedicendo i loro Familiari e quanti, come Roberta, hanno preso parte all’opera generosa del buon Samaritano. Adesso Andrea viene custodito dal Signore, che lo ha fatto sedere alla tavola del Regno e passerà Egli stesso a servirgli il “calice” della beatitudine, della luce e della pace.

+ Gualtiero Sigismondi