Verbale del Consiglio Pastorale Diocesano del 18 dicembre 2015

Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale

Oggi 18 Dicembre 2015 alle ore 20,30 presso la sede della Caritas diocesana si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano presieduto dal Vescovo Mons. Gualtiero Sigismondi per discutere il seguente Ordine del Giorno:
Il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze: come viverlo in Diocesi
Il Convegno sul Concilio Vaticano II
Presentazione del programma e del sussidio per il Giubileo
Comunicazioni dalla Caritas diocesana: problematiche della città e attività
Comunicazioni sul Consiglio Pastorale Diocesano 2016-2020.Svolge la funzione moderatore il sig. Francesco Savi, verbalizza la sig.ra Maria Chiara Giacomucci.
Risultano assenti ingiustificati: Benna Mario, Bonollo Luigi, Camilli Paolo, Capoccioni Angelo, Casini Diego, Cristiano Antonio, Fioretti Bernard, Fioriti Maria, Grieco Claudia Maria, Lazzari Simona, Mancinelli Eros, Marchi Franco, Morici Simonetta, Passalacqua Rossella, Pollice Stefano, Santarelli Alfredo, Ventura.
Sono assenti giustificati: Di Salvo Roberto Del Vaso Rita, Marconi Ortensia, Saveri Luca..
Si allegano al presente verbale le firme di presenza.
Dopo un giro all’interno della struttura della Caritas durante il quale il direttore Mauro Masciotti mostra e descrive i servzi offerti dall’ufficio che dirige, i membri del Consiglio prendono posto nella Biblioteca Mandela per dare inizio alla seduta che comincia con la descrizione della storia del luogo presso cui ha sede la Caritas diocesana a cura della prof.ssa Rita Marini.
Si da infine avvio alla riunione
1.  Il moderatore invita il prof. Antonio Nizzi, membro del Comitato Organizzatore, a relazionare sul Convegno di Firenze: il fatto nuovo di questo Convegno è che non ci sono stati né tensioni, né scontri, né divergenze, forse per la consapevolezza delle difficoltà, per la volontà di capire i problemi, la necessità ed il desiderio di confrontarsi. Il Papa ha indicato la pista su cui riflettere e lo stile da tenere evidenziando quali devono essere le caratteristiche di chi opera nella Chiesa: umiltà, disinteresse, beatitudine e le tentazioni da cui rifuggire (il pelagianesimo e lo gnosticismo). La discussione è avvenuta con la costituzione di tavoli composti da dieci persone ed è una modalità che è stata apprezzata da tutti e da riproporre anche in diocesi.
Cosa si potrebbe fare in diocesi per proseguire ed attualizzare il Convegno: ad esempio incontrare i Consigli Pastorali parrocchiali o comunque una rappresentanza delle parrocchie per riflettere su come calare le 5 vie nell’ordinarietà.
La parola d’ordine che lega le 5 vie è la Sinodalità, possibile solo se si ascolta la Parola, la si annuncia, si attua il Concilio, i sacerdoti escono dall’autoreferenzialità, i gruppi dialogano tra di loro. Una Chiesa delle 5 vie deve essere più leggera nelle strutture, capace di osare di più; la comunità intera è inviata ed i laici devono avere una formazione specifica (la buona volontà non basta), la parrocchia deve essere casa aperta capace di ascoltare.
Nella nostra diocesi, inoltre deve essere istituito un Consiglio Pastorale in ogni parrocchia, con un ruolo che vada oltre l’operatività; il laicato attende di essere preso in considerazione oltre il ruolo consultivo ed operativo; i gruppi devono comprendere che vengono dopo la comunità.
Segue una breve discussione nella quale emerge la necessità che i laici osino di più, al di là delle intenzioni del parroco, pur rimanendo aperta la domanda “se il parroco non convoca il Consiglio parrocchiale cosa può fare il laico?”; si evidenzia che occorre avere il coraggio di cambiare e che questo cambiamento deve cominciare a vedersi presto; che occorre aiutare i parroci a capire che lo stile va cambiato.
Si allega inoltre il contributo della sig,ra Rita Schoen, pervenuto alla segreteria nei giorni scorsi.
 
 
2. Per quel che riguarda il Convegno sul Concilio che si è tenuto in diocesi il 5 dicembre scorso, si evidenzia la presenza di numerose persone, l’elevato interesse dei temi trattati, quali la libertà religiosa e l’ecumenismo, presenti nel Concilio, ma poco analizzati, in quanto una volta erano temi meno pregnanti, mentre oggi lo sono  molto di più. Va comunque sottolineato che il Concilio va ancora studiato e scoperto.
 
3.  Il Vicario diocesano presenta le proposte per vivere in Diocesi il Giubileo, in particolare il sussidio che verrà distribuito nelle famiglie durante la Quaresima.
Il responsabile della pastorale Giovanile informa che sono aperte le iscrizioni alla GMG, iniziativa anche questa legata al Giubileo, insistendo sulla necessità di promuovere questa esperienza e nel contempo di rilanciare la formazione dei gruppi giovani nelle parrocchie.
 
4. Il direttore della Caritas, dopo aver accennato al suo intervento iniziale di presentazione delle attività svolte dal suo Ufficio, informa che provvederà a rinnovare il Consiglio diocesano della Caritas e che ha in programma la creazione di un gruppo di sacerdoti per ottenere maggiore vicinanza e sostegno per le Caritas parrocchiali.
Il responsabile dell’Ufficio lavoro, don Luigi Filippucci, ricorda come sia in atto una collaborazione tra i due uffici, che organizzeranno tre incontri con gli immigrati e evidenzia la necessità di porre l’attenzione sui cinquantenni che perdono il lavoro.
Dagli interventi emerge la necessità di dare voce alle piccole realtà che stentano a farsi sentire quando inserite in Unità pastorali più ampie.
Si allega infine l’intervento del dott. Lio (da lui letto in Consiglio).
 
5. l Vicario generale presenta la struttura del nuovo Consiglio Pastorale diocesano, informa che lo Statuto resterà inalterato con qualche piccola revisione sui rappresentanti (rimarranno i rappresentanti degli Uffici, ci sarà un diacono in meno per lasciare più spazio alla rappresentanza dei laici delle Unità Pastorali), auspica infine che si risolvano le difficoltà che hanno portato i rappresentanti dei religiosi e delle religiose ad una scarsissima presenza.
 
A conclusione della seduta il Vescovo afferma che la vera innovazione che dobbiamo perseguire è la sinodalità, che è il segreto per uscire, la strada da abitare, il vero annuncio profetico, lo strumento di trasfigurazione più efficace.
Questa sinodalità il Consiglio Pastorale Diocesano ha cercato di perseguire con le sue risorse ed i suoi limiti.
Il Vescovo poi suggerisce due sottolineature:
la missione non nasce da un progetto perfettamente strutturato, ma da una vita che ha scoperto l’Amore
solo una Chiesa che sa radunarsi intorno al fuoco della Resurrezione è capace di attrarreQuale valutazione dare al cammino fatto?
Il Vescovo cita un articolo di G. Campanini pubblicato su Avvenire il 26 luglio scorso:  “
Il Vescovo conclude che nonostante le difficoltà siamo consapevoli che senza lo strumento del Consiglio Pastorale parrocchiale non possiamo compiere l’innovazione del Camminare Insieme.
 
La seduta è tolta alle ore 22,45.
 
 
 
                                                                                                          Il segretario
                                                                                             Maria Chiara Giacomucci
 
Seguono gli interventi allegati

Alla segreteria del CPD
Ho letto l’OdG e sento la necessità di condividere con i membri del Consiglio alcune considerazioni sul Convegno di Firenze.
Già, mentre leggevo le sintesi dei diversi gruppi, mi ponevo il problema della assoluta necessità che il materiale così ricco di suggestioni e proposte non passasse sotto silenzio come purtroppo è avvenuto per tutti i documenti ufficiali della chiesa dal Concilio,e da quanto da questo scaturito (vedi i nuovi catechismi e altri documenti). Forse non ci si ricorda e non si insegna che la Rivelazione è costituita e dalla Parola e dalla “traditio ecclesiae” ispirata dalla Spirito Santo annunciato da Gesù come promessa prima della Sua ascensione.
E’ necessario che la ricchezza e la novità dei documenti scaturiti da Firenze passi con un serio approfondimento nelle comunità ecclesiali. Le parrocchie e le varie aggregazioni lascino, per quanto si reputerà necessario, i propri cammini per far posto alle indicazioni che con abbondanza e assoluta novità abbiamo ricevuto.
Ciò che mi preme suggerire che traspare  all’unanimità a cominciare da papa Francesco, il Card. Bagnasco e anche dalla base è la metodologia da tenere: il termine da assumere è quello della SINODALITA’ carente nella nostra chiesa locale (ma anche altrove) che incide negativamente sulla comunione delle varie realtà esistenti.
Così dice il Papa nel sua discorso a Firenze: 
   Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni Regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, soprattutto sulle tre quattro priorità che avete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio.
E prima ancora, nel discorso ai Vescovi per i 50 anni del Sinodo dei Vescovi :
 
La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» – perché la Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore – capiamo pure che al suo interno nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino.
Gesù ha costituito la Chiesa ponendo al suo vertice il Collegio apostolico, nel quale l’apostolo Pietro è la «roccia» (cfr Mt 16,18), colui che deve «confermare» i fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). Ma in questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, per la porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi, vicario di quel Gesù che nell’ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli (cfr Gv 13,1-15). E, in un simile orizzonte, lo stesso Successore di Pietro altri non è che il servus servorum Dei.
***
In una Chiesa sinodale, il Sinodo dei Vescovi è solo la più evidente manifestazione di un dinamismo di comunione che ispira tutte le decisioni ecclesiali.
Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari. Dopo aver richiamato la nobile istituzione del Sinodo diocesano, nel quale Presbiteri e Laici sono chiamati a collaborare con il Vescovo per il bene di tutta la comunità ecclesiale, il Codice di diritto canonico dedica ampio spazio a quelli che si è soliti chiamare gli “organismi di comunione” della Chiesa particolare: il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultori, il Capitolo dei Canonici e il Consiglio pastorale. Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col “basso” e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione.
 
Si tratta evidentemente di acquisire uno stile sinodale che si evince anche dal discorso del Card. Bagnasco:
In fondo, è l’amore misericordioso che genera la Chiesa e che ci porta a camminare insieme. L’assunzione di uno stile sinodale – perché giunga ad avviare processi – richiede precisi atteggiamenti, che dicono anzitutto il nostro modo di porci di fronte al volto dell’altro, e indicano nella prospettiva della relazione e dell’incontro la strada di una continua umanizzazione.
Ancora: uno stile sinodale esige anche un metodo, all’insegna della concretezza, del confrontarsi insieme sulle questioni che animano le nostre comunità. Vive di cura per l’ascolto, di pazienza per l’attesa, di apertura per l’accoglienza di posizioni diverse, di disponibilità a lavorare insieme.
Infine, per dare concretezza al discernimento, uno stile sinodale deve sapersi dare obiettivi verso i quali tendere: di qui l’importanza di riprendere in mano l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium.
Con questo spirito facciamo ritorno alle nostre Chiese e ai nostri territori, senza la paura di guardare in faccia la realtà – anche le ombre -, ma con la lieta certezza di chi riconosce, anche nella complessità del nostro tempo, la presenza operosa dello Spirito Santo, la fedeltà di Dio al mondo
                    Grazie per l’ascolto, Santo Natale a tutti
                                           Rita Del Vaso.

Centro Missionario Diocesano – Delegato al Consiglio Pastorale Diocesano dr. Giuseppe Lio
 
Alcune personali considerazioni suggeritemi dall’ultimo nostro incontro. Mi sembra sussista una contraddizione: da una parte, la realtà di un Consiglio Pastorale dinamico, cui partecipano direttamente (caso unico in Umbria, mi si corregga se sbaglio) anche gli uffici diocesani come il nostro Centro Missionario, dall’altra, il ridimensionamento con il ventilato taglio della rappresentanza nel Consiglio dello stesso centro Missionario e di altri uffici diocesani, come proposto a più voci sia ecclesiali che laiche. Il Centro Missionario esprime l’indirizzo missionario di chi, sulle orme del Papa, fa la scelta degli ultimi, accolti mediante l’apporto operativo di azioni concrete e contribuisce, con la sua testimonianza, a dare visibilità alle attività socio-pastorali. papa Francesco ci ricorda che “il Consiglio pastorale è inserito a buon diritto negli organismi di comunione della Chiesa…camminare insieme del gregge di Dio sui sentieri della storia…soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col basso, e partono dalla gente, può cominciare una Chiesa sinodale”. Non spetta a me la decisione; dico anche a nome dei miei amici che condividono con me l’appartenenza al Centro Missionario, che il nostro sodalizio cercherà di continuare concretamente nello spirito di servizio verso l’altro, a rappresentare una Chiesa in uscita”. GIUSEPPE LIO