Esequie di Mons. Eros Mancinelli

24-04-2021

Il Signore, che dispone i tempi del nascere e del morire, ci fa celebrare le esequie di mons. Eros Mancinelli sulla soglia dei primi vespri della Domenica del buon Pastore, “il Pastore bello delle pecore”. Il brano evangelico appena proclamato esprime con un verbo, sottolineato cinque volte, che la bellezza del buon Pastore sta nel fatto che “offre” la vita per le pecore.
“Il buon Pastore dà la vita per le pecore” (Gv 10,11). Queste parole si compiono quando il Signore Gesù, obbedendo alla volontà del Padre, si consegna liberamente alla morte come Agnello immolato (cf. Ap 5,6). Egli manifesta la sua dignità di “Pastore supremo” assumendo il profilo annunciato dal Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). Gesù non ricusa la fatica di “portare i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce” (1Pt 2,24); non si sottrae al compito di “ricondurre all’ovile la pecora smarrita” (cf. Lc 15,4-7); non rinuncia a “portare gli agnellini sul petto” (cf. Is 40,11). Il giogo che grava su di Lui fa il callo non sulle spalle ma sul suo Cuore, “mite e umile” (cf. Mt 11,29).
Fratelli e sorelle carissimi, la vita si compie quando si esce dalla propria volontà chiusa e dalla propria idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio, lasciandosi guidare da essa. “È l’amore – scrive Papa Francesco nel messaggio per la LVIII Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni – a dare senso alla vita, perché ne rivela il mistero. La vita, infatti, si ha solo se si dà, si possiede davvero solo se si dona pienamente”. Non rivendicare la vita per sé, mettersi a disposizione di un altro, di Cristo: questo è il clima in cui è maturata la testimonianza di vita sacerdotale che don Eros ci lascia in eredità. Egli, fino a quando la cecità non glielo ha impedito, era solito affidare alla penna le sue confidenze.
Nella lettera che mi ha consegnato il 7 ottobre 2012, memoria della Madonna del Rosario, è custodita questa dichiarazione d’amore alla nostra Diocesi: “Amo la nostra Chiesa diocesana e in particolare i sacerdoti; ho avuto la gioia e la fortuna di condividere la mia vita con due ottimi ministri di Dio per 25 anni (don Pietro Crisanti a San Giovanni Profiamma e don Luciano Raponi a Sant’Eraclio); da essi ho imparato a vivere nella semplicità, nel distacco dal denaro, nella preghiera, nella fiducia assoluta in Dio, alla sua Provvidenza e nel sacrificio del servizio pastorale (…). Ora, anche se riconosco che non ho più gli anni della giovinezza e che alcuni anni fa ho avuto alcune difficoltà per la salute (…), sento dentro di me la spinta della mia vocazione sacerdotale, l’ardore di servire il Signore e la volontà di spendere la mia vita, che mi rimane ancora, per il Vangelo”.
Nella stessa lettera del 7 ottobre 2012, chiamando per nome le sofferenze incontrate nel suo servizio sacerdotale aggiungeva, fra l’altro, di sentirsi vicino a Gesù nella sua Passione: “I tagli a cui il ministero mi ha chiamato mi hanno fatto bene per essere tutto di Dio”. Queste potature “mi hanno arrecato molto dolore, ma le offro al divino Pastore perché continui a chiamare giovani della nostra Diocesi sulla via della donazione al sacerdozio”. Nelle ultime righe della stessa lettera mi manifestava un suo desiderio, facendo questa premessa: “Dopo aver riflettuto, pregato e pianto (…), la prego di prendere in considerazione quanto le scrivo, mentre io mi abbandono, come ho fatto finora, all’amore misericordioso e provvidente di Dio Padre e alle amorevoli braccia della Vergine Maria. Così pure chiedo l’intercessione delle Anime sante, in particolare quella di mia madre, dei confratelli sacerdoti e di quanti ho amato sulla terra”.
Fratelli e sorelle carissimi, il commento più completo a questa lettera lo trovo nelle parole del Papa contenute nel Messaggio per la LVIII Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: “Che bell’esempio di vita cristiana offriamo quando non inseguiamo ostinatamente le nostre ambizioni e non ci lasciamo paralizzare dalle nostre nostalgie, ma ci prendiamo cura di quello che il Signore, mediante la Chiesa, ci affida!”.
Don Eros carissimo, la perdita progressiva del senso della vista ti ha fatto sperimentare quello che il Risorto ha detto a Pietro sulla riva del mare di Tiberiade: “Quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18). Finalmente sei giunto dove tu hai tanto desiderato: “Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo Salvatore, Pastore dei pastori”.

+ Gualtiero Sigismondi