Festa di Sant’Angela da Foligno

Chiesa di Maria Ss. Immacolata
04-01-2021

Sant’Angela da Foligno, 4 gennaio 2021

La vicenda umana, evangelica, francescana di Angela non ha bisogno di molte parole. Tratteggiata dalle fonti biografiche secondo i canoni di santità del movimento femminile, propri del suo tempo, trova diretta testimonianza nel Memoriale, che non è un’autobiografia ma una traduzione, compiuta da Frate A. dell’esperienza mistica angelana. “Frate A. – scrive Giovanni Battista Montini – era persuaso che qualcosa di ineffabilmente oggettivo fosse passato nelle percezioni soggettive di Angela. Ella era un caso fuori classe, un fenomeno non comune e che, proprio per la sua singolarità, assume la funzione di testimonio. La sua luce, irradiata dal lampo celeste, rischiara la stanza dove sono i fratelli nell’oscurità. Non già che l’esperienza religiosa privata, per veritiera che sia, costituisca argomento alla fede, la quale attinge da ben altra fonte la sua sicurezza, ma testimonianza sì, consolazione sì, esempio sì, speranza sì”.
Quella di Angela è una mistica complessa e semplice. “I mistici – osserva Raniero Cantalamessa – sono coloro che hanno patito Dio. Essi sono per l’umanità quello che gli esploratori della Terra promessa sono stati per il popolo d’Israele”. La parola “mistica” ha alla radice il verbo greco myêin che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca, cioè un atteggiamento contraddistinto da riserbo, riservatezza. Se la mistica ha a che vedere soprattutto con esperienze che si caratterizzano per la loro difficile o scarsa comunicabilità, potrebbe apparire un’impresa quasi disperata redigerne un lessico. Quello della mistica è il vocabolario del silenzio, che si configura come un meraviglioso e complesso universo che fa riferimento a ciò che è “connesso” al mistero. Com’è noto, c’è un silenzio che indica vuotezza e c’è un silenzio totalmente ricolmo e trabocchevole, che blocca i suoni e interdice le voci, come avviene nello stato mistico, dove il silenzio è indice della sovrabbondanza della Parola e assume la forma dello stupore e della meraviglia.
Quella di Angela è, per così dire, “una voce di silenzio sottile” (cf. 1Re 19,12). Ne ascoltiamo la suggestiva eco, così come risuona nella sua ultima lettera, nella traduzione di Salvatore Aliquò. “Mio Dio fammi degna di conoscere l’altissimo mistero che proviene dall’infuocato e ineffabile Tuo amore e dall’amore delle Tre Persone della Trinità: il mistero cioè della Tua Santa Incarnazione, che hai voluto attuare per noi, e che fu il principio della nostra salvezza. L’Incarnazione compie in noi due cose: la prima è che ci riempie di amore, la seconda è che ci rende certi della nostra salvezza. O carità che nessuno può comprendere! O amore al di sopra del quale non c’è amore maggiore: il mio Dio si è fatto carne per farmi Dio! O amore sviscerato: hai disfatto te per fare me nel momento in cui ti rivestivi della nostra carne. Hai disfatto te: non certo nel senso che da te e dalla tua divinità sia venuto a mancare qualcosa! L’abisso del tuo farti Uomo strappa dalle mie labbra parole così sviscerate! Tu, l’Incomprensibile che ti sei fatto capire da tutti, Tu l’Increato che ti sei fatto creatura; Tu l’Inconcepibile, che entri nella mente di tutti; Tu l’eterno Spirito, che ti fai toccare dalle mani degli uomini! Dio, fammi degna di gettare uno sguardo nella profondità di questo profondissimo amore che hai voluto mettere in comune con noi nella Tua Incarnazione. O felice colpa che ci hai meritato di vedere l’abisso dell’amore di Dio prima nascosto ai nostri occhi! Davvero non posso immaginare una contemplazione più grande di questa. O Dio altissimo, fammi capace di intendere l’altissimo e ineffabile tuo amore”.
La mistica angelana manifesta una fede nell’Incarnazione del Verbo storicamente e intimamente vissuta, che dalla conversione raggiunge l’orizzonte della conoscenza di Dio, passando nel concreto del vissuto per la porta stretta dello svuotamento dell’incertezza e dell’impazienza. Angela, consapevole che è l’obbedienza a preparare l’albergo per la visita di Dio, sperimenta fino allo spasimo che dentro ciascuno di noi c’è un pozzo molto profondo, in cui si accumulano pietre e detriti. E tuttavia, laggiù c’è Dio. A volte si riesce a raggiungerlo, più spesso no, ma questa impossibilità accresce la “sete di infinito” del cuore umano.
La grande mistica folignate testimonia che in ogni uomo c’è spazio per la salutare inquietudine di una “profonda nostalgia di Dio”. Se nel presepe volessimo cercare un posto per Angela lo potremmo trovare al seguito dei Magi, “primizia dei popoli chiamati alla fede”. Essi testimoniano che si può partire da molto lontano, dall’estremo Oriente, per raggiungere Cristo, il vero Oriente.

+ Gualtiero Sigismondi