24 ore per il Signore

14-03-2015

24 ore per il Signore, 13 marzo 2015
 

“Torna, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità” (Os 14,2). Ci raggiunge oggi, nella liturgia, questa supplica che Osea pone sulle labbra di Dio, il quale nella sua grande misericordia suggerisce al suo popolo le parole da dire per presentargli l’offerta a Lui più gradita, quella di un cuore contrito e umiliato. “Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente” (Os 14,5). Sembra che Dio si confessi, anzi, si ha quasi l’impressione che Dio si penta e così allontana l’ira dal suo popolo, facendo questa promessa: “Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo” (Os 14,6-7). L’eco di questa supplica di Dio risuona continuamente nel Magistero di Papa Francesco, di cui oggi la Chiesa ricorda con gioia e gratitudine il secondo anniversario della sua elezione alla Cattedra di Pietro, seguita alla rinuncia del suo venerato predecessore, Benedetto XVI, che continua ad ammaestrare il popolo di Dio con il Magistero del suo orante silenzio.
Nel presentare al Signore la nostra fervente e perseverante preghiera per Papa Francesco, che proprio oggi ha annunciato la decisione di “indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio”, riascoltiamo un suo recente insegnamento in cui ha ribadito che Dio è sempre un “abbraccio di misericordia”. “Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa. La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. Questa non è la morale cristiana, è un’altra cosa. La morale cristiana è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura ingiusta secondo i criteri umani, di Uno che conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla mano di Dio che ci aiuta a sollevarci”.
Quando il Papa, con il suo linguaggio diretto e pieno di misericordia, più volte ha esclamato: “Chi sono io per giudicare?”, ha assunto la postura di Gesù di fronte all’adultera: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Ecco la misericordia schietta, evangelica: non il lassismo di chi non sa discernere il bene dal male, ma una vera assunzione di responsabilità verso il peccatore, una capacità di mostrare la misericordia che è il volto stesso di Dio. Papa Francesco distingue nettamente i peccatori dai corrotti, che per lui sono i peccatori che si sono venduti, coloro che vivono nel peccato in modo nascosto e senza pentimento, fieri di non essere scoperti, orgogliosi di portare i “guanti bianchi”, magari approfittando della loro posizione di potere, anche ecclesiastico, per peccare più facilmente e impunemente.
“Quando uno impara ad accusare se stesso, è misericordioso con gli altri”. Chi non sa battere il proprio petto è capace solo di puntare il dito contro gli altri e, forse, persino contro Dio! Nel messaggio che il Santo Padre ha inviato a tutta la Chiesa per la Quaresima di quest’anno egli esorta ad aprire il cuore alla misericordia e al perdono. “Occorre vivere questo tempo di grazia come un percorso di formazione del cuore. Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli”.
“Non sei lontano dal Regno di Dio” (Mc 12,34): questa parola di incoraggiamento, rivolta dal Signore a quello scriba che ha inteso bene che l’amore del prossimo è radicato nell’amore di Dio, oggi è diretta a tutti noi che sperimentiamo quanto timido e incerto sia il nostro cammino di conversione. Come alla fine di ogni tunnel, per quanto lungo e buio sia, c’è sempre una luce, così nel centro più profondo delle nostre notti brilla sempre una fiamma. Questa luce è Dio, che ci attende nel cuore delle nostre tenebre per farci gustare, mediante il sacramento della Penitenza, sia la dolcezza della sua misericordia, sia la forza della sua debolezza: l’Amore (cf. 1Cor 1,25).
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno