Relazione al Consiglio Pastorale

Foligno, 24 ottobre 2014
 
CONSIGLIO PASTORALE
 
            “Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc 12 56). Questo interrogativo – proposto, oggi, dalla liturgia della Parola – che Gesù rivolge alle folle, è diretto a noi, tanto attenti alle previsioni del tempo quanto poco intenti a leggere i “segni dei tempi”. Spiritualità e realismo, lettura di fede e conoscenza profonda degli aspetti umani, anche i più nuovi e complessi, consentono di mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito chiede alla Chiesa attraverso i “segni dei tempi”.
 
Grande esperto nell’arte di decifrare i “segni dei tempi” è stato Papa Montini, elevato agli onori degli altari a conclusione dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. L’impronta lasciata da Paolo VI si coglie in almeno tre fattori.
– Il primo elemento è senz’altro la metodologia: collegialità e sinodalità. Montini è stato il Pontefice del dialogo, intellettuale e pastore al tempo stesso, persona capace di cogliere il buono in tutte le istanze della modernità, anche in quelle apparentemente più lontane dallo spirito evangelico, e di farne tesoro dopo averle depurate degli elementi negativi. Egli prendeva le decisioni solo dopo aver esaminato a fondo la complessità dei problemi e tenendo conto di tutte le voci. Una metodologia che richiama il “parlar chiaro e l’ascoltare con umiltà”.
– Il secondo elemento è l’accento posto sulla Chiesa: “Chi sei tu, Chiesa? E che cosa dici di te stessa?”. Qui il DNA montiniano è particolarmente evidente! L’amore per la Chiesa è il fattore unificante dell’esistenza di Paolo VI. “Mi si rimprovera – confidava a p. Duprey, alludendo alle critiche suscitate dal gesto, compiuto il 14 dicembre 1975, di essersi inginocchiato a baciare i piedi del metropolita Melitone di Calcedonia – d’avere umiliato la Chiesa. Come potrei avere umiliato la Chiesa imitando il gesto di Gesù con i suoi apostoli?”.
– Il terzo elemento è quello della comunicazione: Paolo VI non derogò mai, solo per compiacere l’opinione pubblica, alla linea che sentiva più giusta, nello spirito di fedeltà a Cristo. Limpido e fiducioso come un bambino davanti a chiunque, ma sempre fermo e deciso come un vero padre. L’Humanae vitae ne dà testimonianza! L’enciclica, scritta nel 1968 – l’anno che ha segnato una rivolta più che una svolta dell’epoca moderna – ha il coraggio di spiegare che sessualità, amore e procreazione sono inscindibili.
 
Lo “sguardo” del pontificato di Paolo VI è stato profetico; la profezia è una scuola di lettura del mondo alla luce della fede: una scuola di lettura dei “segni dei tempi” alla luce del Vangelo. “Papa Montini ha resistito alla telecrazia e alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente. Ha potuto farlo perché non prendeva come parametro il successo e l’approvazione, bensì la coscienza, che si misura sulla verità”. Questa sottolineatura, compiuta nell’agosto del 1978 dal card. Joseph Ratzinger, ci aiuta a inserirci nel dibattito aperto dall’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, con la quale Papa Francesco, scrutando i “segni dei tempi”, ha inteso preparare il terreno per la semina del prossimo ottobre 2015. La vivacità del dibattito sinodale e, soprattutto, la risonanza mediatica che ha avuto hanno richiamato alla mia mente alcune riflessioni di Pietro Prini, un noto intellettuale cristiano che, sul finire del secolo scorso, ha dato alle stampe un testo dal titolo Lo scisma sommerso. A suo avviso, mentre all’inizio del cristianesimo si sono verificati scismi ecclesiali vissuti, per così dire, alla luce del sole, alla fine del secondo millennio avrebbe avuto inizio uno scisma analogo, la cui caratteristica è di essere, però, sommerso. Esso si starebbe consumando attorno a temi riguardanti la morale familiare e sessuale, rispetto ai quali molti cristiani hanno ormai preso le distanze dalle posizioni del Magistero. È per questo che la Chiesa, fedele alla suprema lex della salus animarum, “non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini” (cf. Lc 10, 25-37).
 
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno
24-10-2014