Relazione al Consiglio Pastorale Diocesano

La capacità di aprire nuovi orizzonti, prendendo nuove decisioni, è un atto di forte responsabilità pastorale davanti alle sfide del tempo presente. Qualsiasi crisi è una grande opportunità per discernere ciò che veramente è fondamentale. La vita pastorale, con le sue difficoltà, plasma ed educa. Che cosa dobbiamo imparare da queste difficoltà? Le “cose che patiamo” insegnano a riscoprire l’essenziale del ministero ordinato, sebbene non sia sempre facile distinguere ciò che davvero è essenziale da quello che è secondario. La “dieta” pastorale per evitare il collasso ha bisogno di comunità più sinodali, costruite su reti di corresponsabilità e su relazioni autentiche. La riscoperta dell’essenziale è facilitata dal confronto con il sommario di At 2,42-47: la parola di Dio predicata dagli Apostoli, la frazione del Pane, la preghiera e la condivisione. Questa è l’ossatura della Chiesa, oggi presente “allo stato puro” nelle giovani Chiese – specialmente nei cosiddetti territori di missione – che dispongono di poche strutture e di molto entusiasmo.

Presbiteri sempre più formatori di formatori e sempre meno gestori diretti di tutte le attività. Questa è la strada da percorrere, tracciata al n° 12 del documento della CEI dal titolo Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. “Il parroco sarà meno l’uomo del fare e dell’intervento diretto e più l’uomo della comunione; e perciò avrà cura di promuovere vocazioni, ministeri e carismi. La sua passione sarà far passare i carismi dalla collaborazione alla corresponsabilità, da figure che danno una mano a presenze che pensano insieme e camminano dentro un comune progetto pastorale. Il suo specifico ministero di guida della comunità parrocchiale va esercitato tessendo la trama delle missioni e dei servizi”. I presbiteri non sono chiamati a presidiare le comunità, ma a presiederle, sia favorendo una responsabilizzazione dei laici, anche come referenti di comunità piccole e prive del parroco residente, sia attuando una coraggiosa verifica delle strutture per uno snellimento che liberi energie evangelizzatrici.

Dalle sfide dell’ora presente occorre trarre le risorse di creatività e di carità pastorale necessarie per superare le paure che rischiano di bloccare le iniziative e i percorsi possibili. Il futuro dei presbiteri sarà tanto più sostenibile, quanto più segnato da relazioni fiduciose e significative non solo dentro le comunità loro affidate, ma anche e soprattutto dentro il presbiterio, attraverso momenti di vita comune che fanno maturare l’umano, favoriscono il confronto spirituale e pastorale, aiutano a ridimensionare i problemi e alimentano la gioia dell’annuncio. Le unità pastorali, intese come infrastrutture sinodali, offrono ai presbiteri l’occasione propizia di creare piccole fraternità sacerdotali a servizio di più parrocchie. Per usare un’immagine biblica si potrebbe dire che, come il vescovo deve prendersi cura dei “dodici”, cioè del suo presbiterio, così i presbiteri devono farsi carico dei “settantadue discepoli”, cioè dei membri degli organismi di partecipazione, che non possono essere concepiti come semplice cassa di risonanza delle decisioni già assunte o, al contrario, come una sorta di tavolo sindacale.

Dove trarre le risorse di creatività e di carità necessarie per superare i timori che, nelle circostanze attuali, rischiano di bloccare il processo di “conversione missionaria della pastorale”? Una possibile risposta a questo interrogativo può essere individuata nel recupero dell’esperienza della Domus Ecclesiae, che ha segnato gli inizi della predicazione del Vangelo. Essa offre un’immagine e un’esperienza di Chiesa “a misura d’uomo”, che non rinuncia a bussare alla porta delle case, per incontrare le famiglie, e a raggiungere i crocicchi delle strade, per avvicinare le nuove generazioni. “Famiglia e giovani non possono essere due settori paralleli della pastorale delle nostre comunità – avverte Papa Francesco –, ma devono camminare strettamente uniti”. Il punto di convergenza è costituito da una pastorale vocazionale attenta all’accompagnamento personale; se non si riparte da questo snodo, la vita pastorale si riduce ad una rincorsa affannosa!

+ Gualtiero Sigismondi

26-04-2019