Una “Chiesa in uscita” con le benedizioni delle case

Con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua e tra le vie dei nostri quartieri della nostra Diocesi si vedono i nostri Sacerdoti forse con un piccolo e ridente gruppo di bambini per la tradizionale Benedizioni delle Case, coadiuvati più delle volte dai Diaconi o Ministri straordinari dell’Eucarestia. La benedizione della casa nel tempo di Quaresima è una tradizione sorta dopo il concilio di Trento (1545-1563) ma al tempo stesso può essere considerata un prezioso momento per declinare nel quotidiano l’impegno a essere Chiesa “in uscita”, secondo l’intuizione di papa Francesco nell’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”. “La Chiesa evangelizza e si evangelizza – sottolinea Papa Francesco – con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi” (EG n°24). “Guai, però, a parlare di benedizione delle case” e non è certamente un gesto scaramantico, tiene a precisare don Gianni Cavagnoli, parroco della Diocesi di Cremona, docente di liturgia all’Istituto “Santa Giustina” di Padova e direttore della Rivista Liturgica. “Perché al centro ci deve essere sempre la persona e l’abitazione va intesa come luogo in cui la famiglia si riunisce. Non per nulla oggi nelle visite il prete raccoglie le confidenze del popolo di Dio che gli è stato affidato e tocca con mano anche le sue povertà: da quelle sociali, come la mancanza di lavoro, a quelle umane, che possono comprendere le crisi dei matrimoni o le incomprensioni nei rapporti con i figli. E, attraverso l’abbraccio che si realizza con questa pratica antica, il pastore se ne fa carico”.

La chiesa, perciò, raccomanda infatti che ogni parrocchia effettui annualmente le benedizioni, seguendo l’esempio di Gesù, che inviava i suoi discepoli a portare nelle case il dono della pace. Secondo le norme del rito, è importante che la benedizione venga impartita all’interno di una casa abitata, poiché il gesto riguarda propriamente la famiglia e non i locali. Come viene indicato dal Benedizionale, gli elementi essenziali del rito sono: la lettura della parola di Dio e la preghiera di benedizione. Alla preghiera di Benedizione si fa seguire la diffusione dell’acqua benedetta all’interno della casa, accompagnata dalla formula: “Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e l’adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza. Amen.” (Benedizionale, n. 456.466).Questo gesto ha un significato molto profondo. Infatti ricorda il dono del Battesimo e di far rivivere nei presenti la bellezza della vocazione battesimale.

Come nasce questa consuetudine pasquale?

Nelle chiese che seguono il rito romano, la tradizione vuole che la benedizione delle case ricada in occasione della Pasqua. Una spiegazione la possiamo trovare nella lettura del brano che riguarda la Pasqua ebraica nel libro dell’Esodo (12,1-14). Come si racconta nelle scritture, con il sangue dell’agnello immolato per la Pasqua, gli ebrei spalmarono gli stipiti e l’architrave della porta d’ingresso delle loro case. In questo modo il Signore passò oltre le abitazioni ebraiche per impedire all’angelo sterminatore di uccidere i primogeniti maschi. I bambini primogeniti del popolo egiziano invece, che manteneva in schiavitù il popolo ebreo, furono uccisi poichè le porte delle loro case non erano contrassegnate in alcun modo. Allo stesso modo, accogliendo il sacerdote e la benedizione di Dio, nella Pasqua cristiana ci si prepara alla liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte grazie al sacrificio del vero Agnello. La Pasqua di Cristo, anche grazie all’acqua benedetta nella solenne Veglia del Sabato Santo, entra così nelle nostre case, rinnova la nostra vita come accade nel Battesimo, ci purifica e ci rende nuove creature.