Relazione del Vescovo al Consiglio Pastorale Diocesano

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
 
            ‘Discese la Parola, affinché la terra, che prima era un deserto, producesse i suoi frutti per noi’ (S. Ambrogio, Espos. del Vangelo di Luca 2, 67). Gesù stesso è la Parola divina che si è fatta carne nel grembo verginale di Maria: in Lui Dio si è rivelato pienamente, ci ha detto e dato tutto, aprendoci i tesori della sua verità e della sua misericordia. Il fiore più bello germogliato dalla parola di Dio è la Vergine Maria. Lei è la primizia della Chiesa, giardino di Dio sulla terra. Mentre Maria è l’Immacolata, la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi, perché il peccato insidia tutti i suoi membri. Nella Chiesa è sempre in atto una lotta tra il deserto e il giardino, tra il peccato che inaridisce la terra e la grazia che la irriga perché produca frutti abbondanti di santità.
           
            L’incontro vivo con Cristo si realizza nella sua Chiesa, santa ma fragile, radicata nella storia e nel suo divenire a volte oscuro, dove grano e zizzania crescono insieme (cf. Mt 13,30), ma tuttavia sempre Sacramento di salvezza. Avendo lucida consapevolezza che la Chiesa è il campo di Dio, con grande realismo è bene non scandalizzarsi delle sue umane debolezze. Per contrastare la zizzania è necessario essere buon grano, e cioè amare Cristo nella Chiesa, contribuendo a renderla sempre più segno trasparente di Lui. Per amore di Cristo occorre lavorare alacremente per purificare la Chiesa, per renderla più bella e santa. E tuttavia ogni riforma va fatta dentro la Chiesa e mai contro la Chiesa; ogni riforma interessa certamente le strutture, ma in primo luogo deve incidere nel cuore dei credenti. Soltanto i santi, uomini e donne che si lasciano guidare dallo Spirito divino, rinnovano la Chiesa e contribuiscono, in maniera determinante, a costruire un mondo migliore.
 
            All’opera del rinnovamento della Chiesa il papa Paolo VI da dedicato le pagine più intense del suo magistero, a partire dalla Ecclesiam suam. ‘Potrei dire – scrive nel Pensiero alla morte – che sempre l’ho amata (‘) e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse’. Sono gli accenti di un cuore palpitante, che così prosegue: ‘Vorrei finalmente comprenderla tutta, nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità (‘). E alla Chiesa – continua il Papa ‘, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo’.
 
 ‘Cammina povera, cioè libera’: queste parole di Paolo VI, che orientano il mio servizio episcopale, mi hanno spinto a dare un nuovo assetto alla Curia. Nel chiamare don Giovanni Nizzi a svolgere la funzione di Vicario generale – fatto salvo quanto compete al Vicario generale in virtù dell’ufficio ‘, gli ho affidato sia il compito di seguire e coordinare la vita diocesana – compito assolto finora dalla Segreteria pastorale ‘, sia la missione di promuovere e sostenere una profonda ed effettiva comunione nel Presbiterio e fra tutti i ministri ordinati. Nell’assegnare a don Giovanni Nizzi il ruolo di Moderatore di Curia, ho provveduto a nominare mons. Paolo Aquilini Vicario episcopale per l’economia, chiedendogli di promuovere, su mandato del Consiglio diocesano per gli affari economici, la trasparente, intelligente e lungimirante gestione dei beni mobili e immobili della Diocesi, prestando particolare attenzione ai beni culturali. Nel compiere queste scelte, che si inseriscono in un quadro più ampio, ho maturato la convinzione che il compito di indirizzo e di decisione, riservato al Vescovo, non può essere svolto con coraggio e sapienza se si è condizionati dalla ricerca di consenso, se si è preoccupati di mettere una toppa su un vestito vecchio, se si è tentati di versare vino nuovo in otri vecchi o, addirittura, se si dimentica che ‘la sequela non è un inseguire gli scopi di Gesù con calcoli propri’.
 
+ Gualtiero Sigismondi